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Personalità

di Agata Lagati

Lettura delle immagini attraverso la semiotica visiva

In questo articolo farò una breve lettura delle immagini che ho riportato nella mia tesi di laurea e che riguardano il mio progetto “Personalità”.

Personalità nasce quasi per caso: alcune immagini scattate a mia cugina qualche anno fa mi piacevano così tanto da cercare un tema interessante che le potesse rappresentare. L’anno scorso (2022 n.d.a.) ho studiato Psicologia dello sviluppo all’Università di Catania e nel manuale ho incontrato la teoria di Sigmund Freud sulle istanze della personalità. L’idea di attribuire una personalità alle immagini che avevo scattato in studio si è subito insinuata dentro di me e ho voluto sviluppare il progetto: ho banalmente individuato le tre istanze, che ho fatto interpretare da tre donne e, nella mia testa, ognuno dei soggetti era già stato assegnato a una donna: mia cugina avrebbe rappresentato l’Es, la parte embrionale delle istanze, quella che vive fra gli istinti primordiali e che, capricciosamente, pretende che il mondo faccia quello che vuole lei; la professoressa di Psicologia dello sviluppo, Daniela Conti, sarebbe stata l’Io, la prima maturità della personalità di un individuo che prende coscienza che il mondo è un posto sociale e che deve fare i conti con la comunità anche se rimane ancorato agli affetti primitivi come i genitori o i nonni; Irene Isajia, che avrebbe raffigurato il Super-Io, istanza di perfezionamento del carattere di ogni individuo, capace di razionalizzare tutto e capace di scindere cos’è giusto da cosa è sbagliato.

Il progetto si è sviluppato in maniera abbastanza lineare: ho invitato i soggetti nel mio studio, non ho impartito nessuna indicazione se non quella di essere sé stesse e ho fatto accomodare davanti a me i soggetti in shooting diversi ovviamente.

La lettura delle immagini vien quasi da sé: la postura, la semplicità dei tre soggetti, il loro abbigliamento, il trucco sembrano essere studiati a tavolino, ma in realtà è tutto merito loro (dei soggetti intendo) se ho avuto davanti a me, realmente, lo sviluppo di un’unica personalità.

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Figura 1 – Valentina – rappresentazione visiva dell’Es

Nelle immagini del progetto spesso compaiono le mani dei soggetti: nel linguaggio del corpo, le mani trasmettono il proprio io all’altro interlocutore. Come diceva Aristotele “le mani sono diramazioni del cervello”, quindi rappresentano un’estensione del pensiero dell’uomo quando comunica.

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Figura 2 – Irene – rappresentazione visiva del Super-Io

Nella prima immagine (Fig.1) la mano portata al mento potrebbe significare che il soggetto sta pensando a qualcosa. Nella figura 2, il dito è puntato contro l’altro interlocutore, ma verso l’alto, quindi, anche se potrebbe sembrare che il soggetto stia minacciando il proprio interlocutore, il suo significato, invece, potrebbe essere quello di porre enfasi al racconto.

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Figura 3 – Valentina – rappresentazione visiva dell’Es

Altro elemento importante sono le espressioni facciali, che hanno un ruolo fondamentale nell’immagine in cui il soggetto è in primo piano: rappresentano il messaggio che vuole fare passare il soggetto e il significato che si deve interpretare. Nella figura 3 l’espressione del soggetto può essere ricondotta al Sorriso di Duchenne, un sorriso simmetrico che, in linea di massima, esprime un momento di reale felicità e si caratterizza dal sollevamento delle guance in maniera simmetrica, movimento che fa intravedere le rughe del viso.

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Figura 4 – Daniela – rappresentazione visiva dell’Io

In questa immagine (Fig. 4) si denota un sorriso genuino che rappresenta la felicità, ma in questa immagine la testa è inclinata che, nella psicologia della comunicazione non verbale, significa essere aperti all’ascolto, essere interessanti alla relazione con l’altro. Inoltre, il fatto di avere il collo scoperto, denota atteggiamento di non aggressività e un miglior rapporto con gli altri.

Un altro punto di interesse che investe tutte e tre i soggetti è il vestiario. Le tre protagoniste hanno scelto di vestire di bianco: a livello olistico, il bianco potrebbe rappresentare un’anima pura e innocente. Il bianco esprime eleganza ed è il colore che fa emergere le qualità dell’anima. In alcune culture indica l’inizio e la fine della propria esistenza: si vestono di bianco i bambini e i defunti. È una lezione di vita: significa che, quando moriamo, non portiamo nulla di materiale con noi. Il bianco è il colore che illumina e riflette di più: contiene tutti i colori dello spettro.

In psicologia, il bianco simboleggia l’inizio della vita, è un colore solare, fresco che apporta energia. E’ un colore esigente, adatto a chi ha un fisico longilineo e una forte autostima. Chi veste di bianco comunica distinzione e sicurezza, rivendica se stesso con orgoglio e fierezza. Il bianco dona sempre una certa eleganza, soprattutto se si indossa solo un capo e non tutto l’outfit.

Figura 5 – Daniela – rappresentazione visiva dell’Io

Addentriamoci adesso in una lettura meno psicologica e più visiva attraverso l’analisi della semiotica figurativa e plastica.

Nella figura 5 vi sono delle forme geometriche distinguibili soprattutto su due elementi: la parte superiore della testa del soggetto e la scollatura della maglietta disegnano un ovale; e la postura rappresenta la figura di un triangolo: entrambi sono elementi che, nel linguaggio plastico, danno simmetria e stabilità all’immagine: l’ovale o cerchio e triangolo sono, secondo la psicologia della Gestalt, caratteristiche che rendono un’immagine piacevole. 

Secondo le categorie topologiche, cioè quelle della rappresentazione dello spazio, il soggetto è posto in primo piano e parzialmente illuminato rispetto allo sfondo che risulta distaccato e senza illuminazione, così il soggetto risulta essere unico e solo protagonista della fotografia. Nell’immagine si riscontrano, inoltre, vettori di direzionalità, grazie alla posizione del soggetto, che è posto poco spostato sulla destra dal centro dell’immagine rendendo la lettura sinistra destra più facile: la posizione del braccio indica la direzionalità con cui si legge la fotografia. 

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Figura 6 – Irene – rappresentazione visiva del Super-Io

Nella figura 6, innanzitutto, si nota la forma a triangolo specificata dalla postura del corpo. L’equilibrio dell’immagine è dato dalla posizione delle estremità orizzontali che bilanciano la fotografia: a sinistra la mano, a destra il gomito. La linea che attraversa la diagonale dall’alto a sinistra fino all’angolo inferiore destro rende l’immagine più leggibile. La figura in primo piano è staccata dallo sfondo, quindi, viene specificata l’importanza del soggetto rispetto a tutto il resto. La mano visibile sulla sinistra indica un punto di inizio per la lettura dell’immagine.

Nell’esprimere la propria personalità, i soggetti, hanno dato vita a un vero proprio dialogo intimo e psicologico avendo cura di esprimere quanto più dettagliatamente possibile i loro pensieri e le loro emozioni. Io non ho fatto altro che ascoltare e scattare.