Immagini e Pubblicità

La comunicazione visiva della fotografia pubblicitaria

La pubblicità è, da sempre, l’anima del commercio e lavora sul nostro istinto d’acquistare prodotti e servizi attraverso meccanismi psicologici studiati e ben mirati. Non a caso, in un team di un’azienda pubblicitaria, lavorano grafici, creativi, copywriter, psicologi, sociologi, specialisti e strateghi della progettazione…giusto per elencarne qualcuno! Un team di specialisti lavora per raggiungere l’obiettivo primario di un’azienda: produrre profitto. Ma, qui, parleremo di immagini e non di aziende!

L’immagine pubblicitaria dev’essere convincente, accattivante, coinvolgente (quindi emozionante), veritiera, non ingannevole e significativa. Da questi elementi bisogna sviluppare una pubblicità che attiri l’attenzione del consumatore e che lo spinga a comprare beni e servizi necessari alla sua sopravvivenza (questo accade anche con beni e servizi che non sono realmente necessari, ma noi li acquistiamo perché spinti da un istinto all’acquisto quasi anomalo, ma questa è un’altra storia…).

Riferendoci alle solo immagini pubblicitarie, notiamo che riuscire ad attirare l’attenzione non è poi così scontato. Viviamo in un mondo sempre più immaginizzato: vediamo centinaia di fotografia al giorno e migliaia durante la settimana tanto che un’immagine la ingurgitiamo nel giro di pochi millesimi di secondo senza che di questa ne rimanga traccia nella nostra memoria . Attualmente, per coinvolgere il consumatore, l’immagine deve intrattenere per almeno tre secondi. Direi abbastanza poco per memorizzare ciò che abbiamo visto, ma abbastanza per spingerci all’acquisto.

L’immagine pubblicitaria, perciò, deve racchiudere tutto il significato che l’azienda vuole far passare della propria attività e spiegare quanto sia necessario avere il suo prodotto o servizio, quindi deve riuscire a entrare dentro la psiche umana e non c’è niente di meglio che riuscire a emozionare un consumatore perché il messaggio rimanga impresso più di una frazione di secondo. L’immagine che coinvolge, che emoziona lascia sempre una piccola scia dentro un consumatore che sembri sufficiente per spingere all’acquisto.

Ingannare il consumatore, invece, è la cosa più sbagliata da fare: se io vedo un prodotto vorrei acquistare proprio quello che i miei occhi vedono e la mia psiche comincia a pregustare, ma se, in realtà, mi ritrovo la falsa copia bruttina di ciò che ho visto nell’immagini pubblicitaria, allora c’è qualcosa che non va. La legge in Italia la legge 74 del 1992, legge che costituisce l’attuazione della direttiva CEE N. 450 del 1984, tutela consumatori dalle pubblicità ingannevoli. Badiamo bene a quello che stiamo pubblicizzando e soprattutto, noi consumatori, cerchiamo di avere una coscienza digitale critica: dobbiamo saper distinguere il giusto dall’errato in un mondo che all’apparenza sembra roseo. Dobbiamo essere critici, ma anche razionali: su tutto ciò che il nostro occhio immagazzina il nostro cervello deve riuscire a fare una meritevole distinzione.

Allora, cosa deve riuscire a trasmettere un’immagine pubblicitaria? Il team di specialisti è in grado di trasmettere il giusto significato attraverso una singola immagine facendo, anche, leva sulle emozioni del consumatore?

Non tutti sono in grado di fare pubblicità e comunicare con creatività ed efficienza ciò che l’azienda vuole, ma quando ne sono in grado il messaggio è interessante, significativo, coinvolgente, emozionante, a tratti ambiguo ed eccitante, shoccante, disgustoso, commovente, motivante…insomma, una pubblicità ben fatta merita di essere vista, rivista, premiata, conservata.

Non dimentichiamo, inoltre, il testo ovvero l’headline per gli specialisti del settore, lo slogan per noi comuni consumatori, che deve veicolare in poche parole il significato, esprimendo il concetto cardine e attirare la nostra attenzione. Lo slogan, molte volte, ci fa capire il significato altro che l’immagine vuole far passare. Quel significato che spiega che quell’immagine che stiamo osservando, in realtà, pubblicizza un prodotto che non immaginavamo ma che ci rimanda a situazioni e cose già viste, quindi scava nella nostro subconscio fino a scuotere i sentimenti del passato.

Di seguito mostro alcuni esempi di pubblicità

L’agenzia Ogilvy e Mather di Mumbai (2012) pubblicizza Crossword audio books, la sezione delle parole crociate in audiolibri, con un libro aperto che, riflettendosi su una superficie, ci porta alla mente delle labbra femminili truccate con del rossetto rosso. Non manca l’effetto sorprendente e sensuale. Il colore rosso attira l’attenzione più di ogni altro. Il richiamo all’elemento umano. Il fatto che, la donna (immaginaria) non debba preoccuparsi di rovinare il suo meraviglioso rossetto perché le sue labbra non si muoveranno. La semplicità dell’immagine colpisce più di mille parole e il testo svela che questa fotografia, che potrebbe sembrare far parte di una campagna sul make up, porta alla luce un atto di sensibilizzazione .

La RSCG Agency (2099) gioca con ironia per la campagna della Volvo XC90, automobile che conta solo 7 posti. Lo slogan recita “Volvo XC90. Solo sette posti a sedere, spiacenti!”. Con un richiamo iconico che riguarda l’infanzia, lo spot ci mostra, aggiungerei con una lettura chiaramente occidentale dell’immagine, una donna che vestita da Biancaneve fa l’autostop. In auto c’è posto solo per i sette nani, spiacenti! Divertente e coinvolgente: in questa pubblicità conta più lo slogan che l’effettivo prodotto che stanno commercializzando, stuzzicando, così, la curiosità di andare a scoprire la nuova autovettura direttamente in salone.
Una campagna del 2023 di sensibilizzazione per la prevenzione del cancro al seno della DMTCAgency recita “Alcune cose sono migliori in coppia: la diagnosi precoce del cancro al seno può salvarti la vita”. Colore rosa shocking molto di moda nel 2023 (effetto Barbie) per una campagna tutta al femminile: le donne dovrebbero controllarsi maggiormente, un consiglio che, dottori e non solo, non smetteranno mai di dare. L’effetto sarebbe quello di non dover indossare un reggiseno con doppia coppa, quindi fa perno sul nostro interesse per il nostro aspetto esteriore dato che ce ne interessiamo prima che della nostra salute. Triste, ma vera!